Decimo anniversario del Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza

Comunicato stampa, 03.12.2020

Dieci anni fa è stato introdotto il Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza (ICoC), che obbliga le imprese di questo settore a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario nelle loro attività e a evitarne ogni tipo di violazione. La Svizzera ha fornito un contributo decisivo all’istituzione del Codice di condotta e ne presiede il Consiglio di sorveglianza.

Nel 2020 il Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza ha festeggiato il suo decimo anniversario. Le norme di comportamento sancite dal Codice mettono in chiaro gli obblighi di queste imprese in materia di diritti umani, in particolare negli ambiti del ricorso alla forza, degli arresti, del divieto della tortura, degli abusi sessuali, del traffico di esseri umani, del lavoro forzato e del divieto di discriminazione. La Svizzera ha fornito un contributo decisivo all’istituzione del Codice di condotta

Già 100 imprese di sicurezza private si impegnano a osservare l'ICoC
L’Associazione del Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza (International Code of Conduct Association ICoCA) è il meccanismo di controllo dell'ICoC. Durante l’Assemblea generale dell’ICoCA di quest’anno, iniziata il 30 novembre, circa 160 rappresentanti di imprese di sicurezza private, ONG e governi si sono riuniti per stilare un bilancio di questi dieci anni e guardare al futuro.

Dall’introduzione dell’ICoC un centinaio di imprese militari o di sicurezza private si sono impegnate a osservarlo. Nel suo discorso inaugurale la Segretaria di Stato ad interim del DFAE Krystyna Marty-Lang ha espresso soddisfazione in particolare per il cambiamento di mentalità di molti committenti in merito al certificato ICoCA. «È uno sviluppo positivo, frutto di un mutamento di strategia in seno a molte istituzioni che dipendono dai servizi delle imprese di sicurezza. Come per la Svizzera, per molti committenti oggi la certificazione ICoCA è un prerequisito per l’aggiudicazione di incarichi».

Secondo Krystyna Marty-Lang, 100 membri sono già un numero considerevole, ma c’è ancora potenziale di crescita. «Tutti noi dovremmo esigere dalle imprese di sicurezza private l’adesione all’ICoCA e incoraggiare i nostri partner a fare lo stesso», sottolinea la segretaria di Stato.

L'assemblea generale ha fornito ai partecipanti una piattaforma ideale per confrontarsi sulle sfide future. In particolare, l'accento è stato posto sulle direttive e sull'uso delle nuove tecnologie, sui processi di certificazione, sull'accesso ai meccanismi di denuncia per le potenziali vittime di abusi e sulla sensibilizzazione dei clienti delle imprese di sicurezza private.

L'impegno della Svizzera a vari livelli
La Svizzera sostiene l’ICoCA sin dalla sua istituzione nel 2013 e siede nel Consiglio di sorveglianza. L’impegno dell’associazione dimostra la sua efficacia a diversi livelli. Oltre a dedicarsi al suo campo di competenza principale – il controllo del rispetto del Codice di condotta –, opera anche attivamente in loco. Rappresentanti dell’ICoCA hanno partecipato a missioni sul campo nel contesto dei conflitti in Iraq, Sudan del Sud e Nigeria, incontrando ONG e imprese di sicurezza private per sensibilizzarle all’ICoC e sorvegliare la situazione dei diritti umani.

L’impegno per la pace e la sicurezza è uno dei punti centrali della Strategia di politica estera 2020–2023 della Svizzera. Il sostegno all’ICoCA è in linea con l’impegno a favore della difesa universale dei diritti umani, sancito anche dalla Costituzione svizzera.


Informazioni supplementari:

Un codice di condotta vincola i servizi privati di sicurezza al rispetto dei diritti umani


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