Il DFAE è lieto che le trattative in «formato Normandia» concluse a Minsk tra i presidenti dell’Ucraina, della Russia e della Francia e la cancelliera tedesca, abbiano portato a un risultato. L’accordo sul rispetto del cessate il fuoco da domenica prossima e la conferma degli accordi di Minsk di settembre 2014 sono segnali importanti per spezzare la spirale dell’escalation militare e aprire uno spiraglio per la ricerca di una soluzione politica al conflitto: «Ora gli accordi vanno attuati urgentemente poiché rappresentano la condizione indispensabile per stabilizzare la situazione in Ucraina orientale», commenta il consigliere federale Didier Burkhalter, capo del DFAE. Il Dipartimento federale degli affari esteri esorta tutte le parti ad attuare le misure concordate oggi entro i termini stabiliti.
Il pacchetto di misure adottato oggi è stato sottoscritto da tutti i firmatari che avevano siglato gli accordi di Minsk di settembre 2014. Anche l’ambasciatrice svizzera Heidi Tagliavini, nella veste di rappresentante speciale del presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nel gruppo di contatto trilaterale, ha apposto la propria firma in calce al documento espressamente appoggiato, in una dichiarazione congiunta, dai capi di Stato e di Governo del «formato Normandia».
Gli accordi riservano all’OSCE un ruolo cruciale nell’attuazione di queste misure. La Svizzera esorta tutti gli Stati firmatari a intervenire con decisione affinché le strutture dell’OSCE coinvolte, in particolare la missione speciale di osservazione in Ucraina, ricevano le risorse e il sostegno politico e finanziario necessario per assolvere questi compiti.
Nonostante l’accordo raggiunto con la trattativa, il rischio di altre violenze non è scongiurato. Il DFAE incoraggia pertanto le parti in causa ad astenersi da tutto quanto potrebbe mettere a repentaglio gli accordi odierni e a contribuire costruttivamente all’attuazione delle misure concordate. Solo in questo modo sarà possibile risolvere il conflitto ucraino mediante una soluzione politica durevole, per la quale la Svizzera lavora da lungo e per cui si è spesa con tenacia soprattutto durante la sua presidenza dell’OSCE nel 2014.