La Svizzera si adopera per far luce sull’uso passato di armi chimiche e per prevenirne l’impiego futuro

Comunicato stampa, 15.05.2023

Il 15 maggio si apre all’Aja la quinta conferenza di revisione della Convenzione sulle armi chimiche, un accordo che mira a distruggere le armi chimiche in tutto il mondo in maniera permanente e verificabile. I 193 Stati parte della conferenza, tra cui la Svizzera, esaminano lo stato di attuazione della Convenzione e fissano le priorità per i prossimi anni. Il ripetuto impiego di armi chimiche, per esempio in Siria, e l’attuale situazione geopolitica pongono la conferenza di fronte a grandi sfide. La Svizzera si adopera per far luce, da un punto di vista scientifico, su un qualsiasi impiego di armi chimiche e per rafforzare l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) al fine di dare un chiaro segnale in tal senso.

La Convenzione sulle armi chimiche (CAC) proibisce lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione e l’uso di armi chimiche. L’attuazione della CAC è di competenza dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), di cui la Svizzera fa parte dal 1997. Il ripetuto impiego di armi chimiche – in particolare in Siria come pure in relazione all’attacco contro Sergej Skripal nel 2018 e all’avvelenamento di Aleksej Navalny nel 2020 – è al centro delle discussioni dell’OPAC dal 2012. Questi sviluppi hanno portato a una marcata polarizzazione all’interno dell’organizzazione. La Svizzera si impegna a garantire che l’OPAC possa continuare a svolgere i suoi compiti in modo credibile e imparziale anche negli anni a venire.

La CAC prevede una revisione dello stato di attuazione della Convenzione ogni cinque anni e la formulazione di raccomandazioni per il futuro. Oggi si apre all’Aja (Paesi Bassi) la quinta conferenza di revisione, che durerà fino al 19 maggio 2023. L’obiettivo principale della conferenza è far luce sull’uso di armi chimiche in Siria.

All’inizio dell’anno la commissione d’inchiesta dell’OPAC («Investigation and Identification Team», IIT) ha pubblicato il suo terzo rapporto sull’impiego di armi chimiche a Duma (Siria) il 7 aprile 2018, che ha provocato la morte di 43 persone e la sofferenza di decine di civili. La Svizzera condanna severamente qualsiasi utilizzo di armi chimiche e si impegna affinché si faccia luce su ogni evento di questo tipo, accertando scientificamente i fatti, identificando i responsabili e chiamandoli a risponderne.

La distruzione di tutte le armi chimiche dichiarate, la cui verifica è uno dei compiti principali dell’OPAC, dovrebbe essere completata entro quest’anno. Si tratta di un traguardo importantissimo. L’impiego di armi chimiche avvenuto negli ultimi anni ha tuttavia dimostrato che il lavoro dell’OPAC non è concluso. Anzi, l’obiettivo primario dell’organizzazione deve essere quello di prevenire la diffusione di tali armi. A tal fine sono importanti un solido regime di verifica, la capacità di effettuare cosiddette ispezioni su sfida («challenge inspections»), la gestione della minaccia rappresentata da attori non statali e la sensibilizzazione tramite le pubbliche relazioni. La Svizzera sostiene l’OPAC con contributi finanziari, utilizzati tra le altre cose per la costruzione del «Center for Chemistry and Technology» inaugurato di recente, ma anche con competenze specifiche. Grazie al Laboratorio Spiez la Svizzera dispone inoltre di un’organizzazione specializzata leader a livello mondiale, che è anche membro della rete di laboratori designati dell’OPAC.

La Svizzera appartiene al gruppo di Stati che promuovono l’applicazione delle disposizioni della CAC. Malgrado il tentativo di alcuni Paesi di minare la credibilità dell’OPAC, facendo leva su chiare decisioni a maggioranza è stato possibile prendere contromisure efficaci. Ne sono un esempio l’istituzione dell’IIT, il ritiro del diritto di voto e di elezione della Siria o l’inclusione di composti chimici della cosiddetta famiglia «Novichok» nell’annesso della CAC. La Svizzera seguirà queste tematiche non solo in occasione dell’attuale conferenza di revisione, ma anche in futuro in seno all’OPAC.


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