Modifiche alla legge sulle armi: il Consiglio federale pone in consultazione l’ordinanza

Comunicato stampa, 30.11.2018

Con le modifiche alla legge sulle armi il Consiglio federale e il Parlamento intendono salvaguardare la tradizione svizzera in materia di tiro e garantire, al contempo, che la Svizzera possa proseguire la cooperazione bilaterale con i Paesi dell’UE in materia di sicurezza interna e di asilo. I necessari adeguamenti alla legge sulle armi sono ora precisati all’interno di un’ordinanza che il Consiglio federale, nella seduta del 30 novembre 2018, ha posto in consultazione.

Il 28 settembre 2018 il Parlamento ha approvato le modifiche alla legge sulle armi. Contro la revisione di legge è stato lanciato il referendum. In caso di riuscita, il Popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi presumibilmente a maggio del 2019. Con l'avvio della procedura di consultazione concernente l'ordinanza sulle armi, il Consiglio federale intende chiarire diversi dettagli, garantendo piena trasparenza prima di un'eventuale votazione popolare. La procedura di consultazione si concluderà il 13 febbraio 2019.

Nell'adeguare il diritto svizzero sulle armi, il Consiglio federale e il Parlamento sono venuti ampiamente incontro alle esigenze dei tiratori sportivi e delle autorità cantonali d'esecuzione. Nel trasporre la direttiva UE sulle armi è stato sfruttato tutto il margine di manovra disponibile. I necessari adeguamenti alla legge sulle armi sono ora precisati, ove opportuno, all'interno di un'ordinanza.

Il diritto svizzero sulle armi resta sostanzialmente immutato

Gli aspetti essenziali del diritto svizzero sulle armi restano perlopiù immutati. In particolare le modifiche non prevedono nessun esame psicologico, nessun registro centrale delle armi e nessun obbligo di aderire a una società di tiro. Il timore iniziale che la revisione potesse compromettere la tradizione svizzera in materia di tiro si è dunque rivelato infondato. Infine, non è previsto alcun cambiamento neanche per i cacciatori.

Appartenenza a una società di tiro o cinque esercizi di tiro nell'arco di cinque anni

I tiratori sportivi potranno anche in futuro acquistare armi da fuoco semiautomatiche quali i fucili d'assalto 57 e 90, chiedendo prima il rilascio di un'autorizzazione eccezionale. A tal fine, dovranno soltanto dimostrare di essere membri di una società di tiro o di utilizzare con regolarità la loro arma per il tiro sportivo.

L'ordinanza precisa oggi in cosa consistono tali prove: chi è membro di una società di tiro deve documentare la sua appartenenza cinque e dieci anni dopo il rilascio dell'autorizzazione eccezionale. I tiratori che non appartengono a una società di tiro dovranno invece aver eseguito cinque esercizi di tiro nei cinque anni successivi al rilascio dell'autorizzazione eccezionale. Tale prova deve essere fornita all'ufficio cantonale delle armi. Nei cinque anni successivi occorre dimostrare nuovamente di aver eseguito cinque esercizi di tiro. La prova può essere fornita presentando l'apposito modulo oppure copia del libretto di tiro o del libretto delle prestazioni militari.

Notifica gratuita del possesso

Chi, in virtù del diritto previgente, ha acquistato un'arma contemplata ora dalla revisione di legge, può restarne in possesso senza dover soddisfare i nuovi requisiti. Se l'arma è stata acquisita in proprietà direttamente dall'esercito o se è già iscritta in un registro cantonale delle armi, non occorre far nulla. In caso contrario, il detentore ha tempo tre anni per notificare all'ufficio cantonale delle armi il possesso dell'arma. L'ordinanza stabilisce ora che tale notifica può essere effettuata gratuitamente tramite modulo, evitando così inutili passaggi burocratici.

Gli adeguamenti permettono di consolidare gli accordi di Schengen e Dublino

Qualora la Svizzera non dovesse trasporre nella legge sulle armi i pochi adeguamenti mirati previsti, la cooperazione tra Svizzera e UE nel quadro degli accordi bilaterali di Schengen e Dublino risulterebbe messa a repentaglio. Tali accordi rivestono una fondamentale importanza per l'economia, la politica di asilo e la sicurezza della Svizzera. In caso di abbandono dell'associazione a Schengen, occorrerebbe adottare una serie di misure per poter garantire alla Svizzera un livello equiparabile di sicurezza interna. Secondo uno studio condotto dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ciò genererebbe costi annuifino a 500 milioni di franchi. Nel settore dell'asilo verrebbe meno il risparmio medio di circa 270 milioni di franchi all'anno. Inoltre i richiedenti l'asilo respinti nell'UE avrebbero la possibilità di presentare sul territorio svizzero una nuova domanda d'asilo, obbligando la Svizzera a entrare nel merito e ad avviare una procedura nazionale d'asilo. Le perdite complessive per l'economia svizzera ammonterebbero fino a 11 miliardi di franchi.

Indirizzo cui rivolgere domande

Comunicazione fedpol, T +41 58 463 13 10

Links


Pubblicato da

Il Consiglio federale
https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale.html

Ufficio federale di polizia
http://www.fedpol.admin.ch/fedpol/it/home.html