Conformemente alla legge militare, il promovimento militare della pace è uno dei tre compiti dell’esercito, oltre alla difesa e all’appoggio a favore delle autorità civili. Dal 1953 la Svizzera partecipa a impieghi nell’ambito del promovimento militare della pace, contribuendo in tal modo alla stabilità e alla sicurezza internazionali. Negli ultimi 15 anni il contesto internazionale in cui si svolgono tali impieghi è profondamente mutato. Ciò ha anche modificato la domanda di prestazioni militari a favore del promovimento della pace.
Lo scorso anno la consigliera federale Viola Amherd, capo del DDPS, ha pertanto commissionato un rapporto su come la Svizzera potrebbe orientare e sviluppare ulteriormente il suo impegno nell’ambito del promovimento militare della pace alla luce del mutato contesto. Il rapporto è stato redatto sotto la direzione del settore Politica di sicurezza del DDPS e in collaborazione con il DFAE nonché con altri esperti. Nella sua seduta del 25 novembre 2020 il Consiglio federale ha preso atto di tale rapporto. Ha incaricato il DDPS di portare avanti l’orientamento delineato nel rapporto e le raccomandazioni per lo sviluppo del promovimento militare della pace. Se a tal fine dovessero rendersi necessari adeguamenti delle basi giuridiche, il DDPS presenterà al Consiglio federale le relative richieste a tempo debito.
Esigenze mutate nei confronti del promovimento militare della pace
Oggi le distanze geografiche da una zona di conflitto costituiscono sempre meno un effetto protettivo. Anche i conflitti più lontani toccano direttamente gli interessi in materia di sicurezza della Svizzera quale Paese caratterizzato da una fitta rete di legami a livello globale. I conflitti armati in Africa, in Medio Oriente o anche più lontano favoriscono il terrorismo e la tratta di esseri umani e accrescono l’immigrazione irregolare. La stabilità del contesto internazionale, anche al di fuori dell’Europa, ha quindi un’influsso diretto sul benessere e sulle prospettive future della Svizzera.
Il rapporto illustra come il promovimento militare della pace sia mutato, unitamente al contesto in cui si svolgono tali impieghi e alle modalità di svolgimento dei conflitti. La maggior parte dei conflitti armati odierni sono conflitti interni a uno Stato ai quali partecipano numerosi gruppi armati. Attualmente l’impegno militare non è più incentrato sul monitoraggio delle linee d’armistizio, bensì sulla protezione della popolazione civile. Il promovimento militare della pace si iscrive negli sforzi della comunità internazionale per creare in tale contesto una sicurezza e una stabilità sufficienti che consentano la costituzione di uno Stato funzionante basato sui principi democratici e dello Stato di diritto.
Otto raccomandazioni per il nuovo orientamento
Il rapporto contiene otto raccomandazioni per il nuovo orientamento e il rafforzamento dell’impegno nell’ambito del promovimento militare della pace. L’impegno sarà tra l’altro ampliato sul piano geografico e focalizzato maggiormente sull’Africa. Il rapporto conferma inoltre l’orientamento a favore di contributi di elevata qualità e illustra in che modo tali contributi potrebbero essere impostati per rispondere meglio alla domanda internazionale. Ad esempio, negli impieghi di promovimento della pace, sono particolarmente richieste capacità d’esplorazione all’avanguardia dal punto di vista tecnico con droni o trasporti aerei nella zona d’impiego mediante elicotteri performanti.
Per poter reclutare un numero sufficiente di specialisti, saranno valutate condizioni di impiego più flessibili per singole funzioni speciali e per aumentare la percentuale di donne, in particolare nelle missioni dell’ONU, saranno altresì previste carriere speciali nell’ambito dell’istruzione quale ufficiale e degli impieghi di promovimento militare della pace. Inoltre potrebbe essere semplificato l’invio di singole persone armate e verificato l’annuncio di un contingente specifico nel sistema di prontezza dell’ONU.
Contingenti armati: la decisione sull’invio rimane di competenza del Parlamento
Dovrebbe essere possibile sostenere le attività del DFAE o di un’organizzazione regionale in materia di politica della pace che prevedono l’impiego di competenze militari non armate anche senza un mandato esplicito dell’ONU o dell’OSCE. Per contro, l’esigenza generale di un mandato dell’ONU o dell’OSCE non sarà messa in discussione e il Parlamento continuerà a decidere sull’invio di contingenti armati.
Bericht Weiterentwicklung der militärischen Friedensförderung(pdf, 699kb)
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