Gli accordi bilaterali, grazie ai quali sono stati aboliti gli ostacoli al commercio tra la Svizzera e l’Unione europea (UE), hanno completato l’Accordo di libero scambio sottoscritto nel 1972 tra le due parti e hanno consentito un’apertura graduale e controllata di altri mercati, da cui traggono beneficio entrambe: condizioni commerciali più snelle e una maggiore concorrenza generano effetti di crescita assicurando e creando posti di lavoro.
Importanza economica degli accordi bilaterali
La Svizzera, che è orientata all’esportazione, intrattiene strette relazioni commerciali con l’UE basate sull’Accordo di libero scambio del 1972, che crea una zona di libero scambio per i prodotti industriali. Dal 1999 la Svizzera e l’UE hanno concluso accordi bilaterali che liberalizzano ulteriormente l’accesso al mercato in alcuni settori.
Grazie a questi accordi, le imprese svizzere possono operare più facilmente nel mercato interno dell’UE e beneficiare così di potenziali economie di scala. La disdetta degli accordi bilaterali si tradurrebbe in una crescita economica nettamente più debole in Svizzera, accompagnata da una perdita di certezza del diritto e da un deterioramento dell’attrattiva della piazza svizzera.
Accordi bilaterali I: libera circolazione delle persone (ALC), soppressione degli ostacoli al commercio e apertura del mercato
L’Accordo sulla libera circolazione delle persone è un pilastro centrale degli accordi bilaterali e concorre in maniera decisiva a consolidare le relazioni economiche tra la Svizzera e l’UE. Secondo alcuni studi l’ALC è, degli Accordi bilaterali I, quello che produce l’effetto economico più marcato: permette alle imprese di attingere a un’ampia offerta di forza lavoro, soprattutto qualificata, in modo flessibile e con un ridotto sforzo amministrativo. Questo assicura posti di lavoro in Svizzera e rafforza l’economia del nostro Paese come pure la sua competitività e attrattiva.
L’Accordo sull’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio semplifica la commercializzazione di molti prodotti industriali, che devono previamente essere testati per determinare se sono conformi ai regolamenti in vigore e se possono essere immessi sul mercato (valutazione della conformità). Per i settori coperti dall’Accordo, la verifica è richiesta una sola volta e in seguito è valida sia in Svizzera che nell’UE.
Gli accordi nei settori dei trasporti aerei e terrestri, degli appalti pubblici e dell’agricoltura offrono ulteriori vantaggi alle imprese svizzere, garantendo loro l’accesso al mercato interno dell’UE nei citati ambiti. Per esempio, le compagnie aeree svizzere beneficiano, nello spazio aereo europeo, delle stesse condizioni di concorrenza degli attori europei, come per esempio il divieto di discriminazione, una politica tariffaria libera e la libera scelta delle destinazioni da servire. Questo permette di ottimizzare l’utilizzo della flotta e ridurre i costi di volo.
Il fatto che i fornitori degli Stati membri dell’UE abbiano libero accesso al mercato svizzero nei vari settori summenzionati ha comportato un tendenziale aumento della pressione competitiva in tali ambiti e ha creato incentivi a incrementare la produttività.
L’Accordo di ricerca costituisce la base per la piena partecipazione della Svizzera ai programmi quadro di ricerca dell’UE. Dai programmi nel settore della ricerca e dell’innovazione la Svizzera trae benefici scientifici, tecnologici ed economici. In quanto polo di ricerca, la Svizzera prende così parte a progetti internazionali di altissimo livello, a cui contribuisce in modo significativo con il suo know-how. La Svizzera trae benefici dai consistenti mezzi finanziari e dalle altre risorse messi a disposizione, ma anche da partenariati di cooperazione pluriennali. La partecipazione a precedenti progetti dei programmi quadro di ricerca ha portato a un aumento del fatturato (nel 30% circa delle partecipazioni ai progetti da parte dell’industria e delle PMI) e nella creazione di nuove imprese (in circa una partecipazione su dieci) e ha quindi contribuito così a rafforzare la competitività della Svizzera.
Accordi bilaterali II: apertura dei mercati per l’industria alimentare, liberalizzazione del traffico frontaliero e cooperazione europea in materia di migrazione e sicurezza (Schengen/Dublino)
Nel pacchetto dei Bilaterali II, solo l’Accordo relativo ai prodotti agricoli trasformati è un accordo di apertura del mercato nel senso dei Bilaterali I. Il suo scopo è facilitare le esportazioni per l’industria alimentare. L’associazione a Schengen/Dublino ha comunque una notevole importanza per l’economia svizzera. Si stima che una disdetta causerebbe, da qui al 2030, una perdita annua di reddito tra 4,7 e 10,7 miliardi CHF. Il visto Schengen e l’agevolazione dei viaggi in seguito all’eliminazione dei controlli sistematici alle frontiere interne hanno l’impatto più marcato, in particolare per le regioni di confine e il settore turistico. Grazie anche ai risparmi realizzati nel settore dell’asilo attraverso l’Accordo di Dublino, la partecipazione a Schengen/Dublino ha un impatto positivo anche sul bilancio finanziario. I benefici dell’associazione vanno però oltre gli aspetti puramente monetari e riguardano essenzialmente le condizioni quadro di una fiorente economia nazionale. Senza gli strumenti di Schengen nel settore della cooperazione di polizia sorgerebbero lacune sostanziali nell’ambito della sicurezza interna. Inoltre, grazie al traffico frontaliero praticamente privo di ostacoli, nelle regioni urbane di confine come quelle di Ginevra o Basilea sono sorte realtà sociali ed economiche bi- e trinazionali. In caso di uscita da Schengen/Dublino, le frontiere nazionali della Svizzera tornerebbero nuovamente a fare da confine anche alla vita economica e sociale.
Principali dati economici e demografici Svizzera-UE
Oltre la metà del commercio estero svizzero è costituita da scambi con l’UE. Nel 2020 il 48% delle esportazioni svizzere (pari a circa 110 mia. CHF) era destinato all’UE, mentre dall’UE proveniva il 66% delle importazioni svizzere (equivalenti a circa 120 mia. CHF). Nel 2020 l’UE è stata di gran lunga il principale partner commerciale della Svizzera, e il nostro Paese figurava a sua volta tra i quattro principali partner commerciali dell’UE, accanto alla Cina, agli Stati Uniti e al Regno Unito.
Nel 2020 più di 440'500 cittadini e cittadine svizzeri vivevano nei Paesi dell’UE/AELS, mentre nel 2020 erano domiciliati in Svizzera 1,4 milioni di cittadine e cittadini dell’UE/AELS/Regno Unito e 340’000 frontalieri della zona UE/AELS/Regno Unito lavoravano nel nostro Paese
(Fonte: Amministrazione federale delle dogane AFD, Ufficio federale di statistica UST e Banca nazionale svizzera BNS)