«Attualmente abbiamo un’opportunità da cogliere»

Guido Beltrani durante un discorso pubblico
«In Ucraina si respira una sensazione generale di disuguaglianza e di mancanza di opportunità di partecipazione», sottolinea Guido Beltrani, capo dell’Ufficio della cooperazione svizzera a Kiev.

Grazie alla sua neutralità e al suo approccio basato sul dialogo, la Svizzera si trova in una posizione favorevole per intervenire nella crisi ucraina. Guido Beltrani, capo dell’Ufficio della cooperazione svizzera a Kiev, illustra a grandi linee l’impegno della Svizzera fino al 2018.  


La cooperazione svizzera è presente da 15 anni in Ucraina. Per la Svizzera è importante portare avanti il proprio impegno in questo paese?
L’impegno a favore di un paese diventa importante proprio in tempi di crisi. In un mondo sempre più interconnesso, tutte le crisi, anche quelle che si consumano lontano da noi, ci riguardano e hanno un impatto su di noi. Questo è ancora più vero se le crisi sono localizzate in Europa. L’Ucraina, secondo paese più esteso d’Europa dopo la Russia, rappresenta inoltre un mercato d’esportazione di notevole importanza, sebbene le relazioni economiche siano ancora ben al di sotto del potenziale del paese. L’Ucraina è anche un attore regionale chiave nel settore energetico. Sono quindi molte le ragioni per continuare a impegnarsi in questo paese.

La Svizzera ha appena adottato la nuova Strategia 2015–2018 per l’Ucraina. La crisi ne ha influenzato i contenuti in maniera significativa?
Sì. Per cominciare, nel Paese sono presenti due nuovi attori: l’Aiuto umanitario e la Divisione Sicurezza umana del DFAE. Va però detto che la crisi influenza più il modo di operare della Svizzera, per esempio nella scelta delle zone geografiche d’intervento, che non i settori interessati dalla cooperazione allo sviluppo. In risposta alla crisi, la cooperazione svizzera intensificherà effettivamente la sua presenza nelle zone orientali del Paese dove è in atto il conflitto armato. Per quanto riguarda i settori d’intervento, continueremo a lavorare nell’ambito della sanità, dell’efficienza energetica e dello sviluppo economico. Il quarto settore d’intervento, quello del buongoverno e della decentralizzazione, sarà invece ampliato e comprenderà attività incentrate sulla promozione della pace. Infine, due obiettivi generali hanno per noi carattere prioritario: la coesione sociale, che va rafforzata nell’interesse di una soluzione duratura del conflitto armato, e la promozione di uno sviluppo equo. La rivolta di Piazza Maidan del novembre 2013 non è scoppiata dal nulla: in Ucraina si respira una sensazione generale di disuguaglianza e di mancanza di opportunità di partecipazione.

Concretamente, quale soluzione proponete?
Intendiamo per esempio sostenere il processo di decentralizzazione istituendo piattaforme di dialogo che consentano a tutte le regioni del paese di partecipare alle decisioni e ai cambiamenti in atto. Nel settore economico è importante che le riforme nel campo della deregolamentazione e degli standard di qualità siano discusse anche a livello regionale, coinvolgendo le camere di commercio locali, poiché queste riforme influenzeranno l’orientamento futuro delle esportazioni, che oggi differiscono notevolmente da una regione all’altra. Nel settore della sanità intendiamo concentrarci sulle zone rurali e meno sviluppate del paese per garantire ai più poveri l’accesso ai servizi sanitari di base. Infine, continueremo a promuovere l’efficienza energetica nelle città e nelle PMI, integrandovi però alcuni elementi di pianificazione urbana quale strumento efficace di partecipazione locale che consente di dare voce alle esigenze della popolazione. 

Quale aiuto offre la Svizzera alle vittime del conflitto armato?
L’Aiuto umanitario svizzero si è mobilitato nel 2014 e da allora ha già stanziato 2,5 milioni di CHF in Ucraina per sostenere la Croce Rossa Internazionale e istituzioni dell’ONU. Dal 2015 il suo intervento è diventato più diretto e mira a soddisfare le esigenze sanitarie urgenti, come la carenza di farmaci e attrezzature negli ospedali, nonché ad allestire cliniche mobili per prestare cure agli sfollati in fuga dalle zone di conflitto. Il nostro impegno prevede inoltre la ricostruzione delle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico distrutte dai bombardamenti e la fornitura di prodotti chimici per la purificazione dell’acqua. Nell’est del paese si registra già un incremento dei casi di epatite A dovuti al consumo di acqua contaminata ed è dunque chiaro che si tratta di misure urgenti. Lo scorso 15 maggio la Svizzera ha inviato un convoglio con 300 tonnellate di prodotti chimici per il trattamento dell’acqua potabile nella regione. Stiamo organizzando anche la distribuzione di derrate alimentari e di materiale per la ricostruzione delle case danneggiate durante il conflitto armato. Il sostegno è rivolto alle fasce di popolazione più vulnerabili, per esempio agli anziani e alle famiglie numerose o monoparentali, e i criteri di assegnazione sono rigidi. L’Aiuto umanitario prevede uno stanziamento di 3 milioni di CHF per la realizzazione di questi interventi.

La Divisione Sicurezza umana del DFAE è un nuovo attore previsto nella Strategia 2015–2018. Qual è il suo ruolo?
Il suo obiettivo principale è intervenire per risolvere il conflitto e promuovere la pace garantendo la continuità e la complementarità con alcune iniziative dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) avviate durante la presidenza svizzera nel 2014. Lo scopo è trovare soluzioni politiche al conflitto e favorire il dialogo a vari livelli. In quest’ambito la Svizzera sostiene anche progetti finalizzati a garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Ucraina, Crimea compresa. Sono già stati pubblicati alcuni rapporti e rilevati abusi da parte di tutti gli attori coinvolti nel conflitto. Un sostegno analogo è inoltre fornito nel quadro dell’analisi degli eventi all’origine della rivolta di Piazza Maidan e dell’incendio alla sede dei sindacati a Odessa, che hanno causato la morte di numerose persone e richiedono un lavoro investigativo imparziale. La Divisione Sicurezza umana intende impegnarsi anche nella cosiddetta «elaborazione del passato», offrendo sostegno all’Ucraina in un processo di analisi e di dialogo sulla sua storia da diversi punti di vista. Saranno coinvolti storici, rappresentanti di ONG e parlamentari ucraini.

Quali carte può giocare la Svizzera in Ucraina?
La Svizzera, paese neutro, si trova in una posizione favorevole per intervenire nel contesto attuale, in particolare nelle regioni coinvolte nel conflitto armato. Tutti e quattro i settori in cui siamo impegnati da tempo richiedono l’attuazione di riforme prioritarie per il paese. Attualmente abbiamo un’opportunità da cogliere per far avanzare queste riforme. Il governo ucraino mostra tuttavia una certa fretta nel procedere secondo le sue intenzioni. Il ruolo della Svizzera è quello di sollecitare Kiev a dialogare con gli attori locali, che possono avere opinioni diverse. Ciò che distingue la Svizzera è la capacità di promuovere, più di altri donatori, un approccio che vada alle origini del conflitto e favorisca il dialogo tra tutte le parti.
 

Crimea e territori controllati dai gruppi armati

La Svizzera ha dovuto interrompere la sua cooperazione allo sviluppo in Crimea in seguito all’annessione, da parte della Russia, della Repubblica autonoma di Crimea nel marzo 2014. Che cosa ne è stato dei sette progetti che la Svizzera gestiva in Crimea? 

Alcuni progetti erano appena stati avviati e la loro interruzione non ha quindi creato troppe difficoltà: penso per esempio a un progetto di educazione alla democrazia organizzato nelle scuole. Altri progetti erano nella fase conclusiva, come la collaborazione con alcuni ospedali nel settore dell’assistenza neonatale. I restanti progetti funzionavano a cicli annuali e ci siamo dunque limitati a trasferirli in altre regioni dell’Ucraina: parlo dei progetti di sostegno allo sviluppo socio-economico e di quelli volti a migliorare l’approvvigionamento idrico nelle comunità rurali.

Com’è impostato l’intervento della Svizzera nei territori controllati dai gruppi armati?

L’Aiuto umanitario svizzero e internazionale garantisce assistenza immediata a tutte le persone vittime del conflitto armato, indipendentemente dal luogo in cui si trovano (quindi anche nelle repubbliche autoproclamate). Le attività di promozione della pace, per loro natura, coinvolgono gli attori di entrambi i fronti della linea di separazione, mentre le possibilità di intervento dell’aiuto allo sviluppo in queste regioni sono per il momento molto limitate. Ciò non ci impedirà comunque di avviare un progetto di coesione sociale nella parte del Donbas controllata dal governo ucraino, allo scopo di rafforzare i legami di fiducia tra gli abitanti e le autorità locali. In questo contesto prevediamo di lavorare con i media di tutti gli schieramenti per prevenire discorsi di incitamento all’odio.

Un camion suisse arrive à Donetsk
Convoglio svizzero con aiuti umanitari per gli abitanti dell’Ucraina orientale raggiunge Donetsk, le 15 mai 2015.

comunicato stampa, 15.05.2015

Ultima modifica 05.10.2022

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