«Le organizzazioni multilaterali sono più importanti che mai»
Il 3 marzo 2002 il Popolo svizzero ha detto sì all’adesione della Svizzera all’ONU. In occasione del 20° anniversario, la segretaria di Stato del DFAE Livia Leu parla dei risultati ottenuti e spiega perché la Svizzera si candida come membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU per il biennio 2023-2024. Nell’intervista sottolinea che il seggio è compatibile con la neutralità del nostro Paese. L’elezione avrà luogo il 9 giugno 2022.
La segretaria di Stato del DFAE Livia Leu © Keystone
Signora Leu, 20 anni fa il Popolo svizzero ha approvato l’adesione del nostro Paese all’ONU. Da allora, che cosa ha ottenuto la Svizzera?
Livia Leu: «In questi 20 anni la Svizzera ha raggiunto molti traguardi importanti. Per esempio ha fortemente sostenuto la creazione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, istituito nel 2006 a Ginevra. Da allora, il Consiglio si riunisce regolarmente e verifica il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo.
Un altro esempio è l’Agenda 2030, che gli Stati membri dell’ONU hanno adottato nel settembre del 2015. La Svizzera ha avuto un ruolo chiave nel processo di redazione e negoziazione di questo documento, che si applica a tutti gli Stati e costituisce il quadro di riferimento per affrontare grandi sfide come la povertà, il cambiamento climatico o le crisi sanitarie che riguardano l’intera umanità su tutto il pianeta».
Al momento dell’adesione non sono mancate le controversie. Il timore principale era che la Svizzera perdesse la propria neutralità.
«Sì, ma questo timore si è rivelato infondato. All’epoca il 54,6% votò sì, e in seguito la percentuale delle persone favorevoli è nettamente aumentata. Quasi nessuno oggi mette in discussione l’adesione all’ONU. Secondo uno studio annuale del Politecnico federale di Zurigo, circa due terzi delle Svizzere e degli Svizzeri sostengono l’impegno attivo e in prima linea della Svizzera all’interno dell’Organizzazione.
Nel 2015 il Consiglio federale ha chiarito in un rapporto che la Svizzera può esercitare la sua neutralità anche all’interno del Consiglio di sicurezza. È importante notare che il mandato del Consiglio di sicurezza è mantenere la pace e la sicurezza rafforzando l’impegno della comunità internazionale. Stiamo parlando del sistema di sicurezza collettiva rappresentato dall’ONU, al quale anche la Svizzera può contribuire. Inoltre, altri Stati neutrali, come Austria o Irlanda, hanno già fatto parte di questo organismo».
Che posizione prenderebbe la Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’ONU nel caso di un conflitto come quello attualmente in corso in Ucraina?
La Svizzera prende già oggi posizione su importanti eventi di politica internazionale, come l’attuale conflitto in Ucraina. Quando il Consiglio di sicurezza affronta una crisi, le sue decisioni e risoluzioni sono sempre orientate all'obiettivo di mantenere la pace e la sicurezza. E questo è anche nell'interesse della Svizzera. In caso di un seggio, esaminiamo le proposte preparate dal Consiglio di sicurezza, ad esempio le sanzioni, secondo criteri chiari stabiliti dal Consiglio federale: viene valutata la concretezza e assicurata la coerenza con la Costituzione, con il nostro diritto nazionale, la nostra strategia di politica estera nonché con il diritto internazionale. Prendiamo inoltre in considerazione la situazione sul campo e valutiamo la posizione degli altri Stati. In seguito definiamo la posizione della Svizzera. Nei casi più importanti, è il Consiglio federale a decidere. Di fronte a nuove sanzioni o all’autorizzazione di un intervento militare, il Consiglio federale consulterebbe anche i presidenti delle Commissioni della politica estera».
L’elezione dei nuovi membri del Consiglio di sicurezza avrà luogo il 9 giugno. Quali sono le possibilità della Svizzera?
«Le possibilità sono buone. La Svizzera non fa parte di un blocco di potere, non è una potenza militare ed è neutrale. Questa è una condizione ottimale per eleggere un membro non permanente al Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il nostro Paese, con la sua democrazia diretta e la ricerca costante del consenso, ha nel suo DNA il rispetto della pluralità, l’ascolto reciproco e la mediazione in caso di conflitti. Ciò si riflette anche nel fatto che i nostri buoni uffici continuano ad essere richiesti.».
Quali sono, per la Svizzera, gli aspetti positivi di un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU?
«Per la Svizzera è fondamentale che nel mondo siano garantite la pace e la sicurezza, e condizioni di stabilità. Stiamo vedendo chiaramente cosa significa quando la pace viene messa in discussione. Oltre alla miseria della guerra per le persone colpite, è colpita la sicurezza di tutta l'Europa. Un gran numero di persone sono costrette a fuggire, ma anche l'economia ne risente, per esempio attraverso l'aumento dei prezzi dell'energia. Essendo un Paese orientato all'esportazione, il nostro benessere e la nostra prosperità dipendono quindi in modo significativo da scambi internazionali sicuri.»
E quali potrebbero essere i vantaggi per il mondo di una presenza della Svizzera nel Consiglio di sicurezza?
«Purtroppo i conflitti anziché diminuire sono aumentati. Secondo stime dell’ONU, ci sono più Stati in situazioni di conflitto oggi che in qualsiasi altro momento degli ultimi 30 anni. Le organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite, che si adoperano per la pace e per la sicurezza, sono più importanti che mai. La Svizzera continuerà a dare il suo contributo alla pace e alla sicurezza all’interno di queste istituzioni. Perché una cosa è certa: da soli non possiamo fare nulla».