Cooperazione internazionale: un sostegno efficace in un contesto difficile

Ogni quattro anni il Consiglio federale adotta la Strategia di cooperazione internazionale (CI), che definisce gli obiettivi e le priorità per lo sviluppo e la cooperazione economica, l’aiuto umanitario e la promozione della pace e dei diritti umani. Il messaggio pubblico volontario si è concluso il 20 settembre 2023. Sono stati raccolti più di 200 pareri. I contributi saranno consolidati e resi disponibili al pubblico appena possibile.

Quattro immagini affiancate mostrano esempi dell'impegno nella CI: un soccorritore con un cane davanti a una casa crollata, una donna che lavora con un macchinario, diverse persone che firmano un trattato di pace e un uomo che mostra una spiga di grano a dei giovani.
La nuova Strategia CI risponde agli attuali sviluppi tenendo conto delle esigenze della popolazione colpita, del valore aggiunto che il nostro Paese può apportare concretamente e degli interessi a lungo termine della Svizzera. © DFAE

Salvare vite umane e garantire l’accesso ai servizi di base; contribuire a una crescita economica sostenibile; proteggere l’ambiente e contrastare i cambiamenti climatici; promuovere la pace e i diritti umani, rafforzare la democrazia e lo Stato di diritto: sono questi gli obiettivi fissati dalla Strategia CI 2025–28, che porta avanti le priorità dell’attuale strategia (2021–24) e assicura la continuità e la coerenza dell’impegno svizzero nella CI.

Allo stesso tempo, crisi globali come la pandemia di COVID-19 o la guerra contro l’Ucraina, con le loro implicazioni di politica sanitaria, economiche e sociali, pongono sfide importanti per la CI. Il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà, per esempio, è aumentato nuovamente per la prima volta in 30 anni. Inoltre, il numero di persone che dipendono dagli aiuti umanitari, oggi pari a 339 milioni, è nettamente superiore rispetto al 2019. In Ucraina, la guerra ha provocato lo sfollamento di circa un terzo della popolazione. La nuova Strategia CI risponde agli attuali sviluppi tenendo conto di tre principi:

  • le esigenze della popolazione colpita;
  • il valore aggiunto che la Svizzera può apportare concretamente;
  • gli interessi a lungo termine della Svizzera (quali un ordine internazionale pacifico e giusto, condizioni quadro economiche stabili e favorevoli agli investimenti, la riduzione delle cause dello sfollamento forzato e della migrazione irregolare e lo sviluppo sostenibile globale).

Per la Strategia CI 2025-28 sono stati stanziati 11,45 miliardi di franchi, di cui 1,5 miliardi per il sostegno all’Ucraina e 1,6 miliardi per la lotta contro i cambiamenti climatici.

La CI è attuata dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e dalla Divisione Pace e diritti umani (DPDU) del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nonché dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR).

La CI attua un mandato costituzionale e legale. La Strategia CI fa parte dello schema a cascata delle strategie del Consiglio federale, che rafforza la coerenza della politica estera e della politica economica esterna della Svizzera.

  • La cooperazione allo sviluppo della Svizzera sarà più mirata ed efficace: è quanto prevede la nuova strategia della cooperazione internazionale della Svizzera per il quadriennio 2021-2024.

  • La Suisse privilégie une coopération internationale (CI) ciblée et efficace, qui contribue au développement économique et humain, à la préservation de l’environnement, à la paix et à la bonne gouvernance. Elle se fonde sur le Programme de développement durable à l’horizon 2030 (Agenda 2030).

Domande e risposte

  

Cosa si intende con «cooperazione internazionale»?

La cooperazione internazionale (CI) comprende le attività dell’aiuto umanitario, della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione economica, oltre alle misure di promozione della pace e dei diritti umani realizzate da tre entità governative svizzere: la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e la Divisione Pace e diritti umani (DPDU) del DFAE, e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) del DEFR.

L’aiuto umanitario salva vite umane, contribuisce a proteggere la popolazione civile e ad alleviare le sofferenze delle persone più colpite prima, durante e dopo catastrofi, crisi e conflitti.

Una cooperazione allo sviluppo orientata a ottenere risultati a lungo termine punta a rafforzare le istituzioni e le politiche pubbliche e a migliorare stabilmente le condizioni di vita delle persone nei Paesi prioritari.

La cooperazione economica mira a creare condizioni quadro adeguate che accrescano le opportunità economiche locali per le PMI e aumentino il numero di posti di lavoro dignitosi.

Le misure di promozione della pace e dei diritti umani sono intese a prevenire i conflitti e a contribuire alla loro risoluzione e all’instaurarsi di una pace duratura, ma incentivano anche il rispetto dei diritti umani e la loro universalità, la democrazia, la protezione della popolazione civile e il disarmo umanitario.

L’obiettivo generale della CI è combattere la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni: economica, ambientale e sociale. La CI risponde a un mandato costituzionale (art. 54 cpv. 2 Cost.) ed è radicata nella tradizione umanitaria della Svizzera. Per finanziare queste attività il Consiglio federale presenta al Parlamento un messaggio sulla strategia di cooperazione internazionale svizzera, insieme a una richiesta di crediti d’impegno che coprono un periodo di quattro anni. Ciò gli consente di pianificare l’impegno della Svizzera.

Quali benefici trae la popolazione svizzera dalla cooperazione internazionale?

Sicurezza

La CI promuove la pace e la sicurezza e crea prospettive per le popolazioni locali. Nel 2022, nel quadro dello studio annuale sulla sicurezza condotto dal Politecnico federale di Zurigo, il 78% delle persone intervistate si è pronunciato a favore di un’intensificazione degli interventi di mediazione della Svizzera nei conflitti e il 68% si è detto convinto che la Confederazione dovrebbe puntare maggiormente sull’aiuto allo sviluppo.

Prosperità: come riconosciuto nella politica economica esterna, un’economia aperta e fortemente globalizzata è un fattore chiave per la prosperità della Svizzera quale Paese esportatore. Contribuendo all’incremento dei redditi e alla creazione di condizioni quadro favorevoli nei Paesi in via di sviluppo, la CI favorisce l’accesso delle imprese svizzere a nuovi mercati in queste realtà e, indirettamente, ha un effetto positivo sullo sviluppo economico del nostro Paese. 

Indipendenza

Il moltiplicarsi delle crisi e la rimessa in questione del quadro normativo internazionale hanno un impatto diretto sulla sicurezza e l’indipendenza della Svizzera a medio e lungo termine. Attraverso la cooperazione internazionale, l’impegno multilaterale e i buoni uffici, la Svizzera crea un clima di fiducia che le apre nuove opportunità. In questo modo, può difendere efficacemente la propria indipendenza e i propri interessi nella definizione delle regole internazionali. In veste di Paese neutrale che non ha stretto nessuna alleanza, ha infatti bisogno di partner nello scacchiere internazionale.

Far fronte alle sfide mondiali

Le sfide globali in settori quali l’ambiente, la migrazione, la sicurezza e la salute hanno un impatto anche in Svizzera (cambiamenti climatici, asilo, terrorismo, pandemie ecc.). I Paesi non possono affrontarle in modo isolato, bensì devono unire le forze oltre i confini nazionali. La loro azione congiunta contribuisce anche a preservare le basi vitali delle generazioni future in Svizzera.

Alternative alla migrazione irregolare

Attraverso il proprio impegno in Paesi poveri o in crisi, la Svizzera crea opportunità economiche, politiche e sociali negli Stati e nelle regioni di origine dei migranti, offrendo alternative a medio e lungo termine alla migrazione irregolare.

Ginevra internazionale

La cooperazione internazionale rafforza il profilo della Svizzera all’estero e aumenta l’attrattiva di Ginevra come sede di organizzazioni internazionali. La Ginevra internazionale contribuisce al PIL della Svizzera nella misura dell’1%. 

Benefici economici per la Svizzera

L’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) ha ricadute economiche positive anche in Svizzera poiché stimola la domanda, per esempio in forma di acquisti di beni e servizi nel nostro Paese, e attività supplementari di imprese private o di ONG, e favorisce indirettamente l’acquisto di beni e servizi da parte di organizzazioni multilaterali presso imprese svizzere. 

Quali risultati sono stati raggiunti finora nel quadro della cooperazione internazionale?

Un impegno fruttuoso a lungo termine... 

Nell’ultimo mezzo secolo l’umanità ha realizzato progressi senza precedenti in termini di prosperità, salute, sicurezza e qualità di vita. La CI ha contribuito attivamente a questi sviluppi positivi. Numerosi studi scientifici dimostrano che l’aiuto pubblico allo sviluppo ha un effetto positivo sul tenore di vita, sulla prosperità, sulla produttività, sul buongoverno, sul sistema educativo e sull’assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo. Le evidenze sono numerose:

  • 30 anni fa più del 35% della popolazione mondiale (1,8 mia. di persone) viveva in condizioni di estrema povertà; nel 2019 questa quota è scesa all’8,4% (648 mio. di persone); 
  • la mortalità infantile è stata divisa per 2,5 dal 1990 a oggi e l’indice di copertura sanitaria universale è passato da 45 nel 2000 a 67 nel 2019;
  • nel periodo 2012-2017 il reddito del 40% dei più poveri è aumentato, segno di una crescita inclusiva da cui hanno tratto maggiormente beneficio le persone più bisognose rispetto all’insieme della popolazione in 53 Paesi; 
  • nell’anno 2000 il gruppo dei Paesi meno avanzati includeva 68 Stati, scesi a 46 nel 2023. 

… messo a rischio in questi ultimi anni.

Dal 2020 il mondo ha conosciuto grandi sconvolgimenti: la pandemia di COVID-19, la guerra in Ucraina e altri conflitti, i cambiamenti climatici e crisi economiche che hanno avuto profonde ripercussioni sul piano sanitario, economico e sociale. Per la prima volta da 30 anni a questa parte, nel 2020 la povertà estrema è tornata a crescere. Progressi promettenti in termini di sviluppo sostenibile si sono interrotti o hanno fatto segnare inversioni di tendenza. 

Il contributo della Svizzera

In questo contesto, la cooperazione internazionale della Svizzera ha aiutato persone, gruppi e Stati a superare crisi e conflitti e a rafforzare la loro resilienza a lungo termine. Ha adattato con flessibilità i progetti e i programmi esistenti alle nuove circostanze e necessità, senza perdere di vista la prospettiva di lungo termine e il lavoro teso ad affrontare le cause profonde delle crisi. 

I quattro obiettivi sovraordinati risultano essere ancora pertinenti a fronte delle sfide attuali e di quelle che si profilano e vengono quindi ripresi anche nella nuova Strategia CI 2025–2028. 

  • Sviluppo economico
    Le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19, l’aumento del costo della vita e la forte inflazione hanno colpito più duramente i Paesi a basso reddito. Le persone con un reddito basso e i gruppi svantaggiati della popolazione sono maggiormente a rischio di impoverirsi ulteriormente o di ricadere nella povertà. La CI ha quindi sostenuto la creazione di posti di lavoro dignitosi, ha contribuito al rafforzamento delle condizioni quadro e promosso il settore privato locale. 
  • Ambiente
    Oltre un terzo della popolazione mondiale vive in un contesto fortemente compromesso dai cambiamenti climatici, che aggravano ulteriormente le vulnerabilità esistenti. Eventi meteorologici estremi, perdita di raccolti e penuria di acqua sono fenomeni sempre più frequenti che mettono a repentaglio la sicurezza alimentare di milioni di persone. Entro il 2025 metà della popolazione mondiale vivrà in zone con scarse risorse idriche. La CI ha quindi operato per promuovere lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili e resilienti. 
  • Sviluppo umano
    Secondo le stime dell’ONU, 339 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria nel 2023, e circa 117 milioni saranno sfollate o apolidi: due tragici record negativi. La CI ha quindi implementato misure di prevenzione delle catastrofi per raggiungere le persone in situazioni di emergenza e consentire a migranti e sfollati in fuga dalla violenza di assicurarsi mezzi di sostentamento. La pandemia di COVID-19 ha avuto effetti devastanti sull’accesso ai servizi di base e ha ostacolato l’assistenza medica per esempio nel campo delle malattie tropicali e non trasmissibili come anche nell’ambito della salute sessuale e riproduttiva. La CI ha organizzato iniziative di sensibilizzazione per la prevenzione delle malattie non trasmissibili e intende rafforzare il proprio impegno in questo settore.
  • Pace e buongoverno
    All’inizio del 2023 circa un quarto della popolazione mondiale viveva in zone interessate da conflitti. La guerra sferrata dalla Russia contro l’Ucraina ci ha fatto capire che anche in Europa la pace non può essere data per scontata. In vari contesti sono cresciute le tendenze autoritarie accompagnate da un’erosione dello Stato di diritto e la parità dei sessi resta un miraggio lontano a livello planetario. La CI si adopera per stabilire e garantire la pace, aiuta gli Stati a istituire sistemi di governance e difende i principi dello Stato di diritto. 

Perché è ancora necessario l’impegno della Svizzera?

La CI è uno degli strumenti di politica estera che consentono alla Svizzera di rispondere alle sfide globali che le si presentano, come i cambiamenti climatici, le pandemie, i flussi migratori, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. La CI promuove valori che sono alla base della forza della Svizzera: lo Stato di diritto e la democrazia, l’economia di mercato, i diritti umani, la parità di genere, il dialogo, la solidarietà, l’integrazione delle minoranze e i principi umanitari. 

Si stima che nel 2023 necessiteranno di assistenza umanitaria 339 milioni di persone in 68 Paesi. Nel 2022 il numero di persone sfollate ha raggiunto la soglia dei 100 milioni. Gli effetti del riscaldamento globale comportano un aumento delle catastrofi naturali, sotto forma di incendi boschivi, uragani, inondazioni e siccità. In assenza di azioni concrete a favore del clima e dello sviluppo, la Banca Mondiale ritiene che entro il 2030 un numero di persone compreso tra 32 e 132 milioni potrebbe cadere nella povertà estrema per ragioni climatiche e stima in 216 milioni il numero di persone sfollate all’interno dei rispettivi Paesi all’orizzonte 2050.

A seguito di queste diverse crisi, un decimo della popolazione mondiale soffre la fame. Nel 2021 l’indice di democrazia ha fatto registrare il calo maggiore dal 2012 e la perdita di diritti ha interessato soprattutto le donne e le minoranze. Nei contesti di emergenza umanitaria, la violenza di genere colpisce fino al 70% delle donne e delle ragazze. In molti Paesi in via di sviluppo si sta delineando nuovamente una crisi debitoria sullo sfondo di nuovi scenari geopolitici. 

In un mondo globalizzato, i problemi economici, politici e sociali in una regione hanno presto un riverbero negativo anche all’esterno. Ecco perché è necessaria un’azione congiunta a livello internazionale.

Quali sono le principali novità nell’ambito della cooperazione internazionale della Svizzera rispetto al periodo coperto dall’attuale messaggio?

La Svizzera si impegna sul lungo periodo e vuole consolidare i risultati ottenuti. Il quadro strategico relativo al periodo 2021-2024 si è rivelato pertinente, ha permesso di reagire in modo flessibile e agile alle crisi sopravvenute nel corso degli ultimi anni e di rispondervi in maniera coordinata e coerente, pur continuando a perseguire obiettivi a lungo termine. Per il quadriennio 2025-2028 si prevede quindi di mantenere i principali orientamenti strategici, adeguando gli approcci per affrontare le sfide attuali.

In concreto, si mantiene la rotta riprendendo

  • i tre criteri di analisi: 1) i bisogni locali, 2) gli interessi a lungo termine della Svizzera e 3) il valore aggiunto della cooperazione svizzera nel confronto internazionale;
  • i quattro obiettivi della strategia 2021-2024: 1) sviluppo umano, 2) sviluppo economico sostenibile, 3) clima e ambiente, 4) pace e buongoverno;
  • le quattro regioni prioritarie: 1) Africa subsahariana, 2) Medio Oriente e Nord Africa, 3) Asia, 4) Europa dell’Est;
  • la collaborazione con il settore privato e le nuove tecnologie.

Sono state aportate le seguenti modifiche legate al contesto attuale:

  • aumento del credito d’impegno per l’aiuto umanitario;
  • revisione dell’elenco dei Paesi prioritari che, oltre ai Paesi prioritari della cooperazione bilaterale allo sviluppo, include ora anche i Paesi colpiti da crisi umanitarie prolungate;
  • attenzione particolare a determinate questioni, come la sanità e la democrazia;¨
  • impegno multilaterale forte e focalizzato sulle sfide globali (pace, sicurezza, ambiente, nuove tecnologie ecc.);
  • azioni vicine alle esigenze delle persone, la cui gestione è affidata, nei limiti del possibile, ad attori locali per assicurarne la pertinenza e la continuità nel tempo;
  • valorizzazione delle competenze svizzere più richieste e riconosciute, in particolare in alcuni ambiti (federalismo, formazione professionale, ecosistemi alpini, innovazione tecnologica ecc.). Ciò significa promuovere un approccio che includa tutti gli attori svizzeri interessati: il mondo accademico, il settore privato, le ONG ma anche le amministrazioni pubbliche.

Quale importo intende destinare la Svizzera alla cooperazione internazionale per il periodo 2025-2028?

Con la nuova strategia 2025-2028, il Consiglio federale e il Parlamento mettono a disposizione cinque crediti d’impegno per un totale di 11,45 miliardi CHF.

L’Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) della Svizzera comprende i contributi della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni svizzeri destinati a favorire lo sviluppo economico e sociale dei Paesi destinatari. Nel 2022 il tasso dell’aiuto pubblico allo sviluppo è stato pari allo 0,56% (2021: 0,50%), un valore elevato dovuto principalmente alle conseguenze della guerra in Ucraina e in particolare ai costi legati all’accoglienza in Svizzera dei profughi provenienti da quel Paese (statuto S). Se si escludono i costi inerenti all’asilo, il tasso dell’APS/RNL è pari allo 0,40%. Per il periodo 2025-2028 risulta difficile fare una proiezione di questo tasso sia a causa del carattere stimato dell’RNL sia, visto il contesto internazionale, della volatilità dei costi relativi all’asilo. In ogni caso, secondo le stime il coefficiente relativo alla nuova strategia di cooperazione internazionale dovrebbe essere dello 0,31%.

Quale posto occupa l’Ucraina nella cooperazione internazionale della Svizzera?

L’Ucraina è un Paese prioritario per la CI dal 1999 e l’impegno della Svizzera si fonda su partenariati e attività di lunga data. La risposta della Svizzera al conflitto poggia su due direttrici.

1. Aiuto umanitario e cooperazione allo sviluppo

La Svizzera si è immediatamente attivata in Ucraina con la sua azione umanitaria. Dall’inizio del conflitto al 31 maggio 2023 la Svizzera ha versato 240 milioni CHF per sostenere misure umanitarie ed economiche attraverso le tre unità competenti (DSC, SECO e DPDU). Per il periodo 2025-2028 tra il 5 e il 10% dell’importo complessivo del budget della CI sarà destinato all’aiuto umanitario e alla cooperazione allo sviluppo in Ucraina.

2. Ricostruzione

Gli interventi di ricostruzione mirano non soltanto a ripristinare le infrastrutture, ma anche a modernizzarle. In questo senso, la Svizzera si è impegnata già nell’estate del 2022 organizzando a Lugano l’Ukraine Recovery Conference, al termine della quale sono stati adottati i principi che guideranno l’azione politica internazionale per la ricostruzione del Paese. Trattandosi di una situazione straordinaria, un gruppo di lavoro interdipartimentale sta elaborato le condizioni quadro legali, le opzioni di finanziamento e le modalità di partecipazione della Svizzera alla ricostruzione in Ucraina, compresa la possibilità di un coinvolgimento del settore privato.

Si prevede di destinare alla ricostruzione un importo pari all’aumento del preventivo della CI a partire dal 2025, ossia circa 648 milioni CHF per il periodo 2025-2028. A titolo indicativo, un terzo di questo importo è attribuito al DEFR e due terzi sono assegnati al DFAE. Il contributo della Confederazione alla ricostruzione dell’Ucraina non dipenderà unicamente dal budget della cooperazione internazionale. Il Consiglio federale ha incaricato un gruppo di lavoro interdipartimentale di analizzare le varie opzioni.

Quali misure sono state adottate nel quadro della cooperazione internazionale della Svizzera in seguito alla pandemia di COVID-19?

La pandemia di COVID-19 ha richiesto una stretta collaborazione tra i Paesi per affrontare la crisi sanitaria globale.

La Svizzera ha contribuito con 460 milioni CHF alla lotta globale contro la pandemia, in particolare attraverso iniziative multilaterali che hanno permesso di sviluppare nuovi metodi diagnostici a prezzi accessibili e di distribuire quasi 1,8 miliardi di dosi di vaccino a 87 Paesi a basso o medio reddito. Ha inoltre sostenuto la fornitura di beni di prima necessità agli ospedali, principalmente in Asia. Oltre agli interventi per gestire la crisi sanitaria, la Svizzera ha permesso di realizzare progetti di insegnamento a distanza per i bambini. L’economia locale di regioni fortemente toccate da questa crisi (Perù, Tunisia e Albania) è stata rafforzata grazie a programmi di stabilizzazione fiscale, finanziaria e monetaria della SECO. Il Fondo d’investimento svizzero per i mercati emergenti (SIFEM) ha investito nelle attività di una società africana che produce vaccini anti-COVID-19.

La Strategia CI 2025–2028 pone l’accento anche sulla salute e i suoi fattori determinanti allo scopo di prevenire le crisi sanitarie. A medio termine sostiene le campagne in materia di salute pubblica e igiene, come pure il rafforzamento delle funzioni che rendono un sistema sanitario resiliente e capace di prevenire e gestire le crisi. A lungo termine promuove la creazione di ambienti di vita sani, in grado di mantenere le persone in buona salute e di evitare malattie come le zoonosi.

Come si tiene conto degli interessi di politica migratoria della Svizzera a livello di cooperazione internazionale?

Il contributo della cooperazione internazionale alla prevenzione delle cause dello sfollamento forzato e della migrazione irregolare è triplice.

  • A breve termine la cooperazione internazionale contribuisce a ridurre le cause degli sfollamenti forzati, a migliorare le condizioni di vita degli sfollati e a proteggere i profughi nei Paesi di prima accoglienza.
  • A medio termine mira a creare prospettive sul posto per offrire alternative alla migrazione irregolare e a individuare le migliori soluzioni possibili per l’integrazione di migranti e sfollati forzati nei Paesi in via di sviluppo.
  • Nel lungo periodo lavora sulle cause profonde della migrazione irregolare, quali la povertà, il mancato accesso ai servizi di base, i conflitti armati, il malgoverno o i danni all’ambiente, nello specifico le conseguenze dei cambiamenti climatici.

Legame strategico tra cooperazione internazionale e politica migratoria: in concreto si prevede di rafforzare questo legame strategico agendo su tre livelli.

  • A livello politico la migrazione è un tema che deve essere affrontato sistematicamente durante le consultazioni politiche. Il Consiglio federale si adopera soprattutto per concludere nuovi accordi e partenariati in materia di migrazione.
  • Dal punto di vista geografico, il tema della migrazione viene sistematicamente integrato nei programmi di cooperazione della Confederazione. Una maggiore flessibilità finanziaria consentirà alla Svizzera di sfruttare meglio le opportunità nel campo della politica migratoria, anche al di fuori dei Paesi prioritari.
  • Sul piano tematico, i programmi della cooperazione internazionale tengono conto della migrazione e dello sfollamento forzato, per esempio nel quadro di progetti incentrati sulla prevenzione, la protezione e l’integrazione delle persone migranti nei loro Paesi d’origine, o sulla creazione di opportunità economiche, politiche e sociali.

La cooperazione internazionale della Svizzera tiene conto delle questioni climatiche? In che maniera?

Clima e ambiente sono uno dei quattro obiettivi principali della CI 2025-2028. Gli effetti dei cambiamenti climatici colpiscono più duramente i Paesi in via di sviluppo e le popolazioni a basso reddito. D’altro canto, i Paesi a medio reddito sono destinati a vedere aumentare in maniera massiccia le loro emissioni di gas serra. Di fronte a queste sfide, la Svizzera si impegna a vari livelli.

  • Adattamento e mitigazione
    La Svizzera da un lato rinforza la resilienza dei Paesi in via di sviluppo con metodi di adattamento efficaci e dall’altro contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra attraverso misure di protezione del clima (per esempio: sviluppo urbano a ridotte emissioni di CO2).
  • Riduzione dei rischi
    La CI sostiene anche le misure di riduzione dei rischi al fine di proteggere le popolazioni e limitare le perdite economiche, e contribuisce alla preservazione della biodiversità, degli ecosistemi e dei servizi connessi.
  • Partecipazione bilaterale e multilaterale
    La Svizzera partecipa inoltre ai negoziati internazionali in materia di cambiamenti climatici. Collabora con i governi e le istituzioni finanziarie per garantire il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

La Strategia CI 2025–2028 pone inoltre l’accento su tre obiettivi specifici per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici: 1) lotta contro la fame, 2) utilizzo sostenibile delle risorse idriche, e 3) transizione energetica. 

Complessivamente, la CI della Svizzera prevede di destinare 400 milioni CHF all’anno agli obiettivi finanziari riguardanti il clima. L’impegno finanziario della CI è complementare ad altri stanziamenti, quali il credito d’impegno per l’ambiente globale 2023-2026 (oggetto del Consiglio federale 22.060) approvato dal Parlamento l’8 marzo 2023 o ulteriori fondi che saranno messi a disposizione in futuro.

Su quali Paesi o regioni si concentrerà la cooperazione internazionale della Svizzera tra il 2025 e il 2028?

Quattro regioni prioritarie. La Svizzera si concentrerà su quattro regioni prioritarie che presentano i maggiori bisogni, che sono al centro degli interessi della Svizzera e in cui le attività di cooperazione internazionale possono generare un valore aggiunto:

  • Africa subsahariana
  • Medio Oriente e Nord Africa
  • Asia
  • Europa dell’Est

La CI svizzera è attiva principalmente in queste aree e si focalizza su alcuni Paesi prioritari. Sono possibili eccezioni, ad esempio per garantire la coerenza con la strategia di politica economica esterna.

Per la DSC, i 35 Paesi prioritari per la cooperazione bilaterale del quadriennio 2021-2024 rimangono invariati. In caso di crisi prolungate, gli interventi umanitari possono protrarsi per diversi anni. La DSC ha rivisto il suo elenco di Stati prioritari per includere i Paesi soggetti a tali crisi e per i quali è prevedibile un impegno pluriennale. Gli Stati in questione sono il Sudan, il Sudan del Sud, lo Yemen, Haiti e la Colombia. 

Anche la SECO continua a impegnarsi nei Paesi prioritari della strategia 2021-2024, ad eccezione della Colombia, da cui prevede di uscire entro la fine del 2028, in linea con il rafforzamento della concentrazione geografica, consentendo al contempo una transizione di questo Paese verso forme di cooperazione che fanno uso di altri strumenti di politica economica esterna. Il Marocco diventa un Paese prioritario della SECO.

In totale, la DSC e la SECO si concentrano su 46 Paesi prioritari, di cui 7 condivisi. Per questi ultimi i programmi di cooperazione pluriennali vengono elaborati congiuntamente se hanno obiettivi comuni e se richiedono l’impiego di più strumenti della CI svizzera in base a un’analisi del contesto.

La politica di pace della DPDU si concentra su 20 regioni o Paesi al massimo, con una presenza rafforzata nello spazio dell’OSCE a causa della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze in materia di politica estera e di sicurezza. Nel periodo 2025-2028 l’impegno della DPDU potrà cambiare a seconda della richiesta e delle relative competenze.

L’aiuto umanitario, le attività multilaterali e i programmi globali della DSC (clima, ambiente e DRR, acqua, migrazione e sfollamento forzati, sistemi alimentari e salute) e le misure globali della SECO nonché quelle di promozione della pace e della sicurezza umana, continuano a essere rette da un mandato universale. Si concentreranno sulle quattro regioni prioritarie, ma non sono esclusi interventi al di fuori di esse in caso di necessità.

Ultima modifica 10.11.2023

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