Bilancio della presidenza svizzera del Consiglio di sicurezza dell’ONU

«Un più per la pace»: era questo lo slogan della candidatura svizzera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La prima presidenza svizzera di quest’organo, lo scorso maggio, è stata una buona occasione per metterlo in pratica. In un contesto geopolitico teso, la Svizzera ha presieduto 25 riunioni formali del Consiglio ed è stata in grado di mettere a frutto le sue capacità di costruttrice di ponti. Ha definito priorità sul piano dei contenuti concentrandosi sulla costruzione della fiducia e sulla protezione dei civili.

Ci sono due targhette sul tavolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Su una è scritto «Svizzera» e sull'altra «Presidente».

La prima presidenza svizzera del Consiglio di sicurezza, nello scorso mese di maggio, è stata una buona occasione per tradurre in pratica lo slogan «Un più per la pace». © DFAE

Metodi di lavoro: un inizio costruttivo per la presidenza svizzera

Rappresentanti del gruppo ACT in piedi intorno ad una torta.
Il 2 maggio 2023 il gruppo ACT ha celebrato il suo 10° anniversario. © DFAE

Per il suo mandato nel Consiglio di sicurezza, la Svizzera ha stabilito la priorità di «rafforzare l’efficienza» di questo organo delle Nazioni Unite, di cui auspica di migliorare i metodi di lavoro. Il suo impegno di lunga data si concentra sulla ricerca di maggiori trasparenza e responsabilità, come anche sul coinvolgimento dei Paesi che non sono membri del Consiglio. La creazione e il coordinamento del Gruppo Responsabilità, coerenza e trasparenza («Accountability, Coherence and Transparency Group», ACT Group) sono stati una pietra miliare in questo percorso. Il 2 maggio il Gruppo ACT ha celebrato il suo 10° anniversario, una ricorrenza di buon auspicio per un inizio costruttivo della presidenza svizzera. L’organizzazione Security Council Report, il Liechtenstein e la Svizzera hanno colto l’occasione per lanciare una discussione sullo sviluppo dei metodi di lavoro del Consiglio di sicurezza e sull’attuazione del cosiddetto «codice di comportamento ACT». Il codice conta ora 129 Stati firmatari che si impegnano a non votare contro un progetto di risoluzione plausibile per prevenire le atrocità.

La Svizzera ha anche cercato, come di consueto, di rendere il lavoro del Consiglio trasparente, imparziale e consultativo, e di fornire informazioni tempestive e trasparenti al pubblico. Ha adottato due approcci innovativi scegliendo di condividere sul sito aplusforpeace.ch un programma di lavoro del Consiglio interattivo e aggiornato e ricorrendo a nuove tecnologie. A titolo di esempio, la Diplo Foundation, con sede a Ginevra, ha utilizzato l’intelligenza artificiale per redigere un rapporto sulle discussioni e sui risultati del dibattito del Consiglio del 3 maggio sul tema «Futureproofing Trust for Sustaining Peace» (preservare la fiducia per consolidare la pace).

Rafforzare la fiducia grazie alle norme, all’inclusione e ai fatti

Il consigliere federale Ignazio Cassis siede al tavolo a ferro di cavallo del Consiglio di sicurezza dell'ONU e batte con un martello di legno.
II 3 maggio il consigliere federale Ignazio Cassis ha presieduto il primo evento della Svizzera, incentrato sulla costruzione della fiducia a favore della pace. © DFAE

«Dove c’è la fiducia, tutto è possibile». Con questa affermazione, il 3 maggio il consigliere federale Ignazio Cassis ha aperto il primo evento della presidenza svizzera, incentrato sulla costruzione della fiducia a favore della pace. I relatori hanno evidenziato tre componenti cruciali della fiducia: le norme (Volker Türk, alto commissario per i diritti umani), i fatti (Funmi Olonisakin, partner del progetto della Fondazione Geneva Science and Diplomacy Anticipator, GESDA) e l’inclusione (Cynthia Chigwenya, ambasciatrice della gioventù africana per la pace). In totale, 68 Paesi hanno partecipato al dibattito. La maggioranza degli oratori ha convenuto che la fiducia nelle istituzioni è un fattore importante per la pace. La rappresentante dei giovani Cynthia Chigwenya ha invitato gli Stati a rendere le istituzioni e i processi politici di nuovo «attrattivi» per i giovani, la cui fiducia nei loro confronti sta diminuendo.

Rafforzare la voce delle donne e la società civile

L’inclusione è fondamentale per creare fiducia, risolvere i conflitti e promuovere una pace sostenibile, una priorità anche per il seggio della Svizzera nel Consiglio. Le donne, in particolare, sono importanti agenti di cambiamento, in ogni società. Una pace sostenibile richiede quindi la loro partecipazione e quella della popolazione locale. Tuttavia, la voce delle donne, soprattutto quelle che fanno parte della società civile, non è ancora ascoltata a sufficienza nel Consiglio di sicurezza. Durante la sua presidenza, la Svizzera ha lavorato intensamente per cambiare questa situazione. Con buoni esiti: il 54% delle persone intervenute in qualità di esperti nel Consiglio nel mese di maggio erano donne. Le nove rappresentanti della società civile hanno informato il Consiglio su temi come le implicazioni del cambiamento climatico per la politica di sicurezza nel Sahel o il nesso tra conflitti e fame. Un risultato importante è stato il fatto che, per la prima volta da un anno, una rappresentante della società civile ha avuto la parola in una riunione del Consiglio sullo Yemen.

Protezione della popolazione civile: interrompere il circolo vizioso di conflitti e fame

Il presidente Alain Berset si rivolge al Consiglio di sicurezza.
Il 23 maggio a New York il presidente della Confederazione Alain Berset ha presieduto il dibattito annuale del Consiglio sulla protezione della popolazione civile nei conflitti armati. © UN Photo

«La protezione della popolazione civile è prioritaria. Il rispetto del diritto internazionale umanitario è un imperativo», ha sottolineato il presidente della Confederazione Alain Berset in occasione del dibattito annuale sulla protezione dei civili nei conflitti armati che si è tenuto a New York il 23 maggio. L’incontro, diretto da Alain Berset, ha costituito un appuntamento molto atteso della presidenza svizzera del Consiglio. Numerosi rappresentanti di alto livello, tra cui i presidenti del Mozambico e di Malta, hanno discusso le misure volte a spezzare il circolo vizioso di guerre e insicurezza alimentare. Durante il dibattito è stata ribadita l’importanza del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati, un tema di cui la Svizzera, in quanto Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra e Stato ospite del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), si occupa da tempo. Il nostro Paese ha inoltre partecipato attivamente a vari eventi collaterali svoltisi durante la Settimana per la protezione della popolazione civile. È uno dei co-fondatori di questa Settimana e la coordina dal 2018 insieme all’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari e diverse organizzazioni della società civile.

75 anni di operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite

Durante la quarta settimana di maggio è ricorso anche il 75° anniversario delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. Il 25 maggio, durante una cerimonia di commemorazione presieduta dal segretario generale dell’ONU presso la sede delle Nazioni Unite, durante la quale è stata depositata una corona di fiori, la vicepresidente della Confederazione Viola Amherd ha reso omaggio ai membri delle forze di pace uccisi in servizio. In seguito, ha presieduto una seduta del Consiglio di sicurezza sulla pace e la sicurezza in Africa, che è iniziata con un minuto di silenzio per i soldati delle forze di pace caduti.

La consigliera federale Viola Amherd parla al Consiglio di sicurezza.
La consigliera federale Viola Amherd ha presieduto un incontro del Consiglio di sicurezza sul tema della pace e della sicurezza in Africa. © UN Photo

Parlando a nome della Svizzera, il capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha sottolineato che le missioni di pace sono «uno strumento essenziale di questo Consiglio a favore della pace e della sicurezza nel mondo». La consigliera federale ha accolto con favore la proposta di utilizzare alcuni contributi delle Nazioni Unite per finanziare le operazioni di mantenimento della pace dell’Unione africana (UA) e ha chiesto una chiara divisione delle competenze tra le due organizzazioni. Ha inoltre evidenziato la necessità di rispettare i diritti umani e la responsabilità regionale delle operazioni di pace.

La vicepresidente della Confederazione Amherd ha infine presieduto una tavola rotonda di alto livello sul futuro delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. Il sottosegretario generale per le operazioni di pace Jean-Pierre Lacroix, la rappresentante speciale del segretario generale Bintou Keita, e il divisionario svizzero Patrick Gauchat hanno dialogato con le e i partecipanti. Patrick Gauchat è attualmente a capo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la supervisione della tregua in Medio oriente (UNTSO). Si tratta della più lunga missione di mantenimento della pace dell’ONU, la prima ad essere guidata da un ufficiale svizzero.

L’Europa sotto i riflettori

Il consigliere federale Ignazio Cassis e il Direttore generale dell'AIEA Rafael Grossi si rivolgono ai media a New York.
Il consigliere federale Ignazio Cassis e il direttore generale dell’AIEA Rafael Grossi invitano la Russia e l’Ucraina ad attuare i cinque principi dell’AIEA per la protezione della centrale nucleare di Zaporizhzhia. © Keystone

Dall’inizio dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, l’Europa ha involontariamente occupato un posto di primo piano nell’agenda del Consiglio di sicurezza. A maggio, in seno a quest’organo si sono svolte tre riunioni formali sulla situazione in Ucraina. Il 30 maggio il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis ha presieduto un dibattito sulla sicurezza nucleare in Ucraina, incentrato sulla centrale di Zaporizhzhia. I membri del Consiglio hanno espresso il loro sostegno al lavoro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). La riunione del Consiglio del 30 maggio è al contempo espressione di fiducia nei confronti della Svizzera come costruttrice di ponti e un segnale a favore della protezione della popolazione civile. L’incontro si inscrive nel quadro degli altri eventi organizzati dalla Svizzera durante la sua presidenza, nei quali l’attenzione si è focalizzata sulle priorità definite dal Consiglio federale. I dibattiti aperti del 3 e del 23 maggio si sono concentrati sulla costruzione della fiducia reciproca per una pace sostenibile e sulla protezione dei civili.

Il 4 maggio Bujar Osmani, presidente in carica dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), ha parlato davanti al Consiglio. L’incontro ha offerto l’opportunità di evidenziare i successi e le sfide dopo 30 anni di cooperazione tra l’OSCE e l’ONU, in particolare alla luce dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina.

Gettare le basi per la pace

«Con la guerra in Ucraina e i conflitti tra fazioni militari in Sudan, il Consiglio si trova ad affrontare sfide, ma ha anche l’opportunità per stabilire la rotta», ha ricordato la rappresentante dei giovani Cynthia Chigwenya al Consiglio il 3 maggio. E a ragione. Durante la sua presidenza, la Svizzera ha cercato di tracciare la rotta adoperandosi con coerenza per il pieno rispetto delle norme concordate, per la chiarezza dei fatti e per un processo decisionale inclusivo. Questi sono infatti gli ingredienti della fiducia, la base necessaria per ogni azione comune.

In vista dei prossimi 19 mesi nel Consiglio e della sua seconda presidenza di quest’organo nell’autunno del 2024, la Svizzera continuerà a costruire ponti e a creare un clima di fiducia.

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