La fiducia nella Svizzera è il nostro più grande capitale in Africa
Perché una cooperazione allo sviluppo a lungo termine non è una strada a senso unico e perché la Svizzera punta su un’economia forte e una gioventù dinamica in Africa. Contributo del consigliere federale Ignazio Cassis nell’edizione di settembre 2020 della rivista «Schweizer Monat».
Durante i viaggi effettuati in Africa nel 2019 il consigliere federale Ignazio Cassis ha dato grande importanza all’interazione con la popolazione locale: qui era in una scuola in Mozambico. © DFAE
L’aiuto allo sviluppo classico è oggetto di critiche: gli aiuti non arriverebbero dove servono o avrebbero addirittura effetti negativi, come la corruzione e la dipendenza unilaterale. La questione dell’efficacia, anche a lungo termine, della moderna cooperazione allo sviluppo viene così ridotta a un dibattito su un falso problema. Invece di dilungarsi in constatazioni circa l’efficacia o, al contrario, l’impatto negativo dell’aiuto allo sviluppo classico per il Paese partner, ci si deve piuttosto chiedere quale tipo di cooperazione allo sviluppo sia in grado di tenere conto dell’attuale situazione a livello mondiale.
Quello che un tempo veniva chiamato aiuto allo sviluppo, ovvero l’assegnazione unilaterale di fondi, è ormai un ricordo del passato. Una cooperazione allo sviluppo moderna significa essere consapevoli delle interdipendenze e cooperare su un piano di parità.
Proprio i Paesi africani in rapido sviluppo sono un esempio di come, nel contesto moderno, la cooperazione allo sviluppo debba essere intesa come un’interrelazione tra partner con pari diritti. Questo anche e soprattutto perché non esiste una sola Africa e, di conseguenza, nemmeno una sola cooperazione allo sviluppo.
In Africa i problemi variano notevolmente da Paese a Paese, così come i presupposti su cui si basa la cooperazione. Non c’è un’Africa omogenea, ci sono 54 Paesi distinti che in alcuni casi presentano differenze considerevoli, anche all’interno del proprio territorio. Siamo pertanto convinti che sia un bene adottare un approccio differenziato sia per l’Africa sia per il tema della cooperazione allo sviluppo.
Stabilità regionale grazie alla mediazione locale
I viaggi in Africa che ho effettuato nel 2019 in veste di capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) mi hanno portato in Sudafrica, Mozambico, Zimbabwe e Zambia, dove ho potuto osservare da vicino l’impegno della Svizzera sul campo. Sono rimasto colpito dalla multiformità e dalla flessibilità della nostra cooperazione allo sviluppo. Da questi viaggi è emerso chiaramente che non tutti i Paesi africani hanno le stesse esigenze, ma anche che la Svizzera gode di un’elevata credibilità in tutta la regione: non come Paese donatore, bensì come mediatore, come fornitore di aiuti d’emergenza e come partner economico.
Prendiamo l’esempio del Mozambico: la credibilità della Svizzera e la sua posizione neutrale – sia nel contesto storico sia nel presente geopolitico – ci hanno permesso di agire come mediatori nel conflitto politico interno. Un conflitto durato decenni che ha causato milioni di morti e che si è finalmente concluso un anno fa con la firma dell’accordo di pace tra il presidente e il leader dell’opposizione.
In quanto Paese senza un passato di potenza coloniale, la Svizzera è percepita come imparziale, il che le permette di svolgere un ruolo nella mediazione dei conflitti. La sua posizione neutrale le consente infatti di promuovere il dialogo tra le diverse parti coinvolte e di favorire così la costruzione di una pace duratura. La sicurezza e la pace all’interno di un Paese contribuiscono in modo determinante alla stabilità di tutta la regione.
Dall’aiuto umanitario allo sviluppo a lungo termine
Oltre al ruolo di mediazione, l’aiuto rapido, semplice e professionale in situazioni di emergenza è uno dei marchi di fabbrica della Svizzera. Nella primavera dello scorso anno, dopo due cicloni devastanti, le esperte e gli esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) hanno fornito immediatamente il materiale necessario per la costruzione di ripari d’emergenza e l’approvvigionamento di acqua potabile nelle zone del Mozambico colpite. Proprio quando si verificano catastrofi naturali, questo aiuto della Svizzera – efficace e soprattutto sburocratizzato – è infatti particolarmente importante per la popolazione.
Inoltre, utilizzando droni realizzati con le più moderne tecnologie, i due giovani architetti svizzeri Emilie Schmid e Mikhail Broger del Politecnico di Losanna hanno messo a punto una pianificazione territoriale sostenibile per trasformare un campo profughi in una piccola città. Grazie alla digitalizzazione e all’innovazione svizzera, da una struttura provvisoria è stata così creata una nuova casa per migliaia di persone.
Durante i miei viaggi ho potuto sperimentare in prima persona quanto possa essere innovativo ed efficace l’impiego coordinato di diversi strumenti della politica estera svizzera. Ho però anche constatato che è fondamentale includere l’economia tra le componenti basilari di una politica di sviluppo a lungo termine.
I rappresentanti dell’economia possono infatti fare qualcosa che i Paesi e le organizzazioni umanitarie non sono in grado di fare: creare posti di lavoro. Oltre il 90% di tutti i posti viene creato dal settore privato. Questi posti di lavoro rappresentano il presupposto essenziale per poter offrire una prospettiva ai giovani locali e coinvolgere la popolazione africana, in rapido aumento, in una crescita economica sostenibile del proprio Paese d’origine. Il potenziale economico necessario a tal fine esiste già nella maggior parte dei Paesi africani; si tratta di trovare le soluzioni adatte per poterlo sfruttare meglio a livello locale.
Prospettive a lungo termine grazie ai posti di lavoro in loco
È quindi nell’interesse sia dei Paesi africani sia della Svizzera che le imprese svizzere investano maggiormente in determinati Stati dell’Africa, colmando in loco le lacune presenti nelle catene di valore, aprendo nuovi mercati e creando posti di lavoro. Numerose imprese svizzere lo stanno già facendo con successo: sono infatti oltre 100 quelle presenti in Sudafrica, ma anche in Nigeria, Costa d’Avorio e Kenia le ditte svizzere investono nello sviluppo economico locale.
La Svizzera sostiene sempre più spesso i partenariati pubblico-privato, dal settore idrico alla sanità passando per l’agricoltura. In Kenia, per esempio, è stata promossa insieme a un partner privato l’introduzione di modelli adattabili per un approvvigionamento idrico di alta qualità e a prezzi accessibili nei villaggi. In Mozambico, in collaborazione con un’azienda locale, è stato creato un sistema di mercato competitivo per l’agricoltura che consente ai piccoli agricoltori di investire in sementi migliorate.
E in Somalia, dove fino all’80% dell’assistenza sanitaria è fornito da piccole aziende informali, la Svizzera sta lavorando insieme a rappresentanti del settore privato alla definizione di modelli per migliorare la qualità e l’accessibilità economica dell’assistenza sanitaria privata.
Il Kenia si trova inoltre ad affrontare notevoli sfide in quanto Paese che ospita quasi mezzo milione di profughi. Al fine di ridurre la dipendenza dei profughi dal sostegno esterno e di mettere a frutto il loro potenziale per lo sviluppo economico di zone remote, la Svizzera sta sperimentando un partenariato con la Società finanziaria internazionale del Gruppo Banca Mondiale.
L’obiettivo è suscitare l’interesse di aziende private per l’area del campo profughi di Kakuma e sostenere quelle già presenti sul territorio, affinché sia possibile creare lavoro e reddito e promuovere il miglioramento dell’offerta di servizi e prodotti.
Politica estera nell’interesse della politica interna della Svizzera
Sono convinto che simili investimenti siano vantaggiosi per tutte le parti coinvolte. Per questo motivo l’Africa, in quanto priorità geografica, occupa un ampio spazio nella Visione per la politica estera della Svizzera 2028 (AVIS28) e nella Strategia di politica estera del Consiglio federale (SPE 2020-2023) elaborata su tale base. Allo sviluppo dell’Africa viene inoltre attribuita un’importanza ancora maggiore nella nuova strategia di cooperazione internazionale (Strategia CI 2021-2024).
Svizzera-Africa: un rapporto di lunga data con un potenziale da sfruttare
Nel quadro della Strategia di politica estera (SPE 2020-2023), la Svizzera lavora alla sua prima strategia per l’Africa sub-sahariana e organizza un workshop internazionale a Berna. I rappresentanti diplomatici di oltre 30 Paesi africani sottolineano la grande importanza della pluriennale cooperazione allo sviluppo come pure il notevole potenziale delle relazioni con i Paesi africani. Per saperne di più sulla strategia della Svizzera per l'Africa sub-sahariana
Essendo la Svizzera un Paese interconnesso a livello globale, la sicurezza politico-sociale e la stabilità economica negli altri Stati sono nel nostro stesso interesse. Guerre, carestie e disastri naturali generano flussi migratori verso l’Europa, mentre la corruzione e l’instabilità economica portano a relazioni commerciali fragili.
Pertanto, e giustamente, la Svizzera non considera l’Africa soltanto un partner della cooperazione allo sviluppo, ma riconosce il potenziale di questo giovane continente in termini di economia e innovazione e si pone come partner scientifico ed economico innovativo.
Grazie al pragmatismo, alla qualità e all’efficienza che la contraddistinguono, come pure alla collaborazione di lunga data con autorità, istituzioni e aziende locali, la Svizzera gode di una buona reputazione nel continente africano; il know-how svizzero è apprezzato e costituisce una base affidabile per una proficua cooperazione. La fiducia nella Svizzera è il nostro più grande capitale in Africa.
Cooperazione allo sviluppo significa lavorare insieme
Gli sviluppi economici e demografici nei Paesi africani e la lunga tradizione umanitaria della Svizzera creano le basi necessarie per garantire che la cooperazione svizzera allo sviluppo e l’Africa continuino a essere strettamente legate anche in futuro, nell’interesse di tutte le parti coinvolte. È inoltre arrivato il momento di non considerare più la cooperazione allo sviluppo solo un sostegno unilaterale, ma di intenderla come una collaborazione.
Cooperazione allo sviluppo significa comprensione reciproca e interesse a creare le condizioni necessarie per sviluppare in modo sostenibile il potenziale locale sul posto e per lavorare insieme a tale obiettivo. L’Africa ha un grande potenziale economico, una gioventù dinamica e una classe media in crescita nelle città, che sono fondamentalmente aperte ai nostri valori liberali.
In quanto Paese economicamente forte e innovativo, dovremmo sostenere il continente africano in tale processo affinché possa attuare soluzioni adeguate direttamente sul posto. Questo anche nell’interesse della Svizzera.
Contributo pubblicato nella rivista «Schweizer Monat», edizione di settembre 2020. Maggiori informazioni su schweizermonat.ch
Link
- Articolo – Lavoro, clima, migrazione e Stato di diritto
- Articolo – Un attore privato svizzero mette a disposizione del FISA le proprie conoscenze specialistiche per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile
- Articolo – La collaborazione con il settore privato rafforza la cooperazione internazionale
- Pagina dell'articolo: Articoli del consigliereo federale Ignazio Cassis