Marchio «Svizzera»

150 anni dopo la prima Convenzione di Ginevra, la Svizzera continua a curare la propria immagine umanitaria. La Svizzera della Ginevra internazionale non è soltanto il Paese ospite di incontri diplomatici, ma sfrutta la sua attrattiva per patrocinare con vigore temi strategici, assumendo quel ruolo di catalizzatore delle discussioni legittimato dagli attori umanitari riuniti a Ginevra.

Veduta del getto d’acqua a Ginevra
La Svizzera si prefigge di far sentire la sua voce ogniqualvolta sia possibile sul piano internazionale oltre la scena della Ginevra internazionale.

Ginevra, il suo getto d’acqua, e la calma che infonde la vista sulle Alpi dalla città all’estremità del lago Lemano costituiscono indubbiamente uno dei simboli forti della Svizzera. Ma la Città e il Cantone di Ginevra non sarebbero certamente così celebri sulla scena mondiale se al getto d’acqua non venisse associata la lunga tradizione umanitaria della Svizzera. A un secolo e mezzo dalla parafatura della prima Convenzione di Ginevra nel 1864, la Svizzera beneficia della sua immagine di Paese neutrale, di terra di accoglienza e di Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra.

2700 conferenze e riunioni internazionali
La «Ginevra internazionale» è un luogo cruciale per la diplomazia mondiale. Ogni anno si tengono oltre 2700 conferenze e incontri internazionali che riuniscono circa 220 000 esperti e delegati. Alle 30 organizzazioni internazionali che hanno la propria sede nel Cantone vengono ad aggiungersi 174 missioni permanenti di Governi stranieri e circa 300 ONG.

«La Svizzera ha la doppia fortuna di essere geograficamente centrale e di godere della reputazione di promotrice di pace» osserva Daniel Endres, responsabile della Divisione delle relazioni esterne dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR) a Ginevra. Pauliina Parhiala, direttrice di programmi presso l’ACT Alliance, un’associazione mantello di oltre 130 ONG nel mondo, concorda pienamente: «Le autorità svizzere hanno dimostrato più volte la loro capacità di riunire allo stesso tavolo svariati interlocutori per stimolare sviluppi politici interessanti.»

Pauliina Parhiala parla con cognizione di causa: «L’esperienza che abbiamo fatto nel settembre 2013, quando la Svizzera ci ha aiutato ad avviare discussioni preparatorie sul tema della giustizia di fronte ai cambiamenti climatici, è stata molto positiva. Oltre 50 ONG hanno avuto la possibilità di far sentire la propria voce.»

Paese ospite e impegnato
Parallelamente alla sua attività di Paese ospite, la Svizzera si profila come una nazione impegnata promuovendo il dialogo politico su diversi temi. Un esempio significativo è l’iniziativa congiunta della Svizzera e del CICR (cfr. intervista all’ambasciatore Valentin Zellweger). Le discussioni sui principi direttori del diritto internazionale umanitario e sull’aiuto umanitario si intrecciano costantemente. «Ginevra è contemporaneamente tempio delle norme giuridiche e capitale dell’esperienza umanitaria», riassume l’ambasciatore Alexandre Fasel, rappresentante della Svizzera presso le organizzazioni internazionali a Ginevra.

Tutti sottolineano il vantaggio di aver riunito a Ginevra un gran numero di attori chiave dell’azione umanitaria. «I visitatori di passaggio ne approfittano per incontrare il nostro presidente, spiega Isabelle Barras, capo supplente della Divisione delle risorse esterne del CICR. Soltanto a Ginevra possiamo proporre tanti «briefings» sulle nostre azioni, in particolare nel quadro delle campagne di finanziamento (nel 2013 la Svizzera è stata il terzo maggior donatore del CICR dopo gli USA e il Regno Unito, ndr).»

Lo stabile del CICR a Ginevra
Il CICR è una delle numerose organizzazioni aventi sede a Ginevra.

Competizione su scala mondiale
Tuttavia, Ginevra e la Svizzera non sono le uniche in lizza per essere, o diventare, centri di “governance” su scala mondiale. New York, Parigi, Copenaghen o Istanbul, città scelta per ospitare il primo vertice umanitario mondiale nel 2016, rappresentano un’agguerrita concorrenza.

Alla luce di ciò, le autorità ginevrine e federali hanno pubblicato nel giugno del 2013 un rapporto congiunto sulla Ginevra internazionale e sul suo futuro («La Genève internationale et son avenir»). Una delle conclusioni cui giunge questo studio è la necessità di consolidare la Ginevra internazionale (o «Svizzera internazionale grazie a Ginevra») muovendosi lungo due assi: «Dobbiamo pensare in termini di hardware e di software» immagina l’ambasciatore Fasel. «Ciò significa, da un lato, prenderci cura dei nostri ospiti, fare meglio e fare di più per offrire loro prestazioni materiali interessanti. Dall’altro, diffondere il «marchio» di Ginevra o della Svizzera, ovvero fare in modo che il nostro Paese contribuisca alla creazione di contenuti decisivi.»

Sinergie produttive
Quanto detto a proposito del «software» umanitario di Ginevra può essere fatto valere sia per il territorio nazionale che per l’estero. Da una parte, la Svizzera si adopera affinché siano istituite piattaforme di scambio di informazioni e di esperienze per facilitare il dialogo tra le istituzioni presenti a Ginevra. Dalla Geneva Peace Building Platform alla recentissima Geneva Internet Platform sono diverse le iniziative che hanno già riportato un reale successo.

Altra strada promettente: i dibattiti in corso sul tema delle violenze sessuali nelle situazioni di conflitto. “Al riguardo vi è un notevole potenziale di sinergie”, spiega Doris Schopper, direttrice del Centre for Education and Research in Humanitarian Action (CERAH), un centro dell’Università di Ginevra e dell’Istituto di alti studi internazionali e sullo sviluppo (IHEID): «Tutti ne parlano, ma nessuno sa realmente come agire. In collaborazione con il CICR, Handicap International, Medici Senza Frontiere e l’ACNUR, stiamo sviluppando un programma di studi sulle violenze di genere che permetterà a chi prende le decisioni, in seno alle organizzazioni internazionali, di elaborare piani d’azione sulla base di conoscenze approfondite.»

Intervenire ovunque
D’altra parte, la Svizzera cerca di diffondere il suo appello in ogni angolo del mondo. Le rappresentanze diplomatiche del Paese si attivano. Forte delle sue esperienze sul campo, la DSC invia propri esperti a incontri strategici multilaterali: «La Svizzera deve intervenire ovunque anche quando le discussioni hanno luogo altrove» ribadisce l’ambasciatore Fasel. E la storia in questo la aiuta: «Lo spirito umanitario difeso formalmente dalla Confederazione elvetica da 150 anni, nonché la sua neutralità conferiscono una solida credibilità alla voce della Svizzera», sottolinea Isabelle Barras.

Primavera araba, urbanizzazione, giustizia di transizione, cambiamenti climatici. Non mancano i temi di discussione e la società civile ha delle reali aspettative. «In un contesto internazionale in piena trasformazione, in cui si affermano sia nuovi attori globali che locali, la Svizzera deve avere la capacità di far emergere linee di azione coerenti» afferma Nan Buzard, direttrice del Consiglio internazionale delle agenzie di volontariato (ICVA), una rete con base a Ginevra che rappresenta un’ottantina di ONG di tutto il mondo. Riunire a Ginevra le idee degli uni e degli altri per poter in seguito esportare nuove strategie per l’impegno umanitario: è questa la sfida. Una sfida che rappresenta al tempo stesso un’opportunità e una grande responsabilità per la Svizzera di oggi.»

Ultima modifica 26.01.2022

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